La vita di San Massimiliano Kolbe

Massimiliano Maria Kolbe (1894-1941)

OFM Conv – Primo martire della Carità

La vocazione

DSC_1356San Massimiliano Maria Kolbe nasce l’8 gennaio 1894 a Zdunska Wola (Polonia), è battezzato con il nome di Raimondo.
Ancora fanciullo si sente particolarmente attratto ad amare e seguire il Signore e onorare l’Immacolata Vergine Maria la quale, in modo prodigioso, gli aveva offerto in alternativa due corone: una rossa simbolo del martirio ed una bianca simbolo della consacrazione religiosa. Il piccolo le prenderà entrambe. A 13 anni entra nell’Ordine dei Frati Minori Conventuali in Leopoli. Dopo i primi studi viene trasferito a Roma per perfezionarsi in quelli filosofici e teologici.

L’opera

Per reagire agli attacchi della massoneria, particolarmente ostili alla Chiesa, ed ispirandosi ai più puri ideali mariani del francescanesimo, nel 1917 fonda a Roma la “Milizia dell’Immacolata”. Ordinato sacerdote il 28 aprile 1918 nella Chiesa di Sant’Andrea della Valle in Roma e tornato in patria nel 1919, comincia l’apostolato mariano della Milizia, con la fondazione di circoli e, in seguito, di una rivista mensile: “Il Cavaliere dell’Immacolata” (1922). Nel 1927, favorito dalle circostanze derivate dallo sviluppo della Milizia, fonda una singolare “città”. La chiama “Niepokalanòw”, ossia “Città dell’Immacolata”, che raccoglie circa ottocento frati e la costituisce centro di vita religiosa consacrata a Maria e ad ogni forma di apostolato: dalla stampa alla radio, dal cinema all’aereoplano.

La missione

Nel 1930 parte missionario per l’Estremo Oriente dove nei pressi di Nagasaki fonda una seconda “città” con le stesse finalità della prima e che chiama “Mugenzai-no-sono”. A causa della sua salute – è minato da una grave forma di tisi – dai superiori viene richiamato in Polonia e destinato a dirigere la prima “città” (1936).

Vittima della grande guerra

Dopo tre anni in cui rifulgono particolarmente le sue virtù, la seconda guerra mondiale lo sorprende a capo del più imponente complesso editoriale cattolico della Polonia. Arrestato dalla Gestapo nel settembre 1939, comincia la “via crucis” dei campi di concentramento. Rimesso in libertà l’8 dicembre 1939 torna a Niepokalanòw bombardata e distrutta. Si mette nuovamente all’opera e, mai trascurando l’apostolato della stampa, trasforma il complesso degli edifici in ospedale ed asilo per migliaia di profughi, specialmente ebrei.

Il martirio

Il 17 febbraio 1941 è nuovamente arrestato. Dopo una permanenza nel “Pawiak” di Varsavia, in maggio è definitivamente trasferito nel campo di Auschwitz. Qui, con la semplicità con la quale aveva sempre operato, offre spontaneamente la vita per un compagno di prigionia condannato a morte, fino a quel giorno a lui sconosciuto. Rinchiuso con altri nove nel bunker per morirvi di fame, dopo circa due settimane, durante le quali conforta la lenta agonia dei compagni, sereno e fidente in Dio affronta la morte provocatagli con un’iniezione di acidi e spira col nome di Maria sulle labbra il 14 agosto1941. Il corpo viene cremato; la memoria della sua santità e della morte eroica si diffonde nel mondo circondata di ammirazione e venerazione.
Dopo trent’anni dalla morte, il 17 ottobre 1971, è beatificato dal Papa Paolo VI.
Il Santo Padre Giovanni Paolo II lo proclama Santo il 10 ottobre 1982.

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