Solennità dell’Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria
L’Immacolata Concezione è un dogma della Chiesa Cattolica che sancisce come, benché concepita e nata da una coppia di mortali (Sant’Anna e San Gioacchino), la vergine Maria nacque pura, mai toccata dal peccato originale, come accade invece a tutti gli altri uomini e donne. Maria, piena di grazia, come viene salutata nell’Annunciazione, è considerata Santa fin dal suo concepimento, purificata da ogni male, preservata dal peccato dallo Spirito Santo, che ha fatto di Lei una creatura unica e speciale, destinata ad essere madre di un Uomo unico e nuovo.
Sarebbe inconcepibile pensare che Dio, nella sua infinita saggezza e perfezione, possa aver affidato la propria incarnazione umana a una donna nata nel peccato, preda del maligno e delle sue tentazioni. Maria fu l’unica creatura a cui venne riservato questo speciale privilegio, proprio in virtù della sua missione, del destino che Dio aveva in serbo per Lei. Tutti gli altri uomini e donne sono nati e nascono nel peccato, e da esso sono lavati grazie al sacramento del Battesimo. Maria è la prima tra i credenti, la più vicina a Dio, così vicina da essere stata scelta per portare in grembo il frutto del suo infinito Amore. Questo ruolo di tramite tra gli uomini e l’Onnipotente, di madre pura e amorosa, consacrata fin dal proprio concepimento, alla sua missione di amore e dolore, rende la tradizione della Madonna Immacolata una delle più diffuse e amate nella devozione popolare.
Il giorno della festa dell’Immacolata è tradizione preparare il presepe. E una tradizione esistente fin dall’antichità influenzata senza dubbio dal presepe allestito a Greccio da san Francesco d’Assisi nel 1223, di costruire piccoli presepi nelle abitazioni domestiche. La loro preparazione (in cui si auspica siano coinvolti particolarmente i bambini) diviene occasione affinché i vari membri della famiglia si pongano in contatto con il mistero del Natale, e si raccolgano, talora per un momento di preghiera o di lettura, delle pagine bibliche riguardanti la nascita di Gesù.
Ogni anno allestiamo il presepe, ma quanti di noi sanno apprezzare ciò che i vari elementi ci comunicano? Impariamo a conoscerli:
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Le case, le mura, i ruderi: rappresentano le rovine di case e palazzi antichi, in alcuni casi sostituiscono la grotta di Betlemme e diventano l’abitazione della Santa Famiglia. Quelle rovine sono soprattutto il segno visibile dell’umanità decaduta, di tutto ciò che va in rovina, che è corrotto e intristito. Questo scenario dice che Gesù è la novità in mezzo a un mondo vecchio, ed è venuto a guarire e ricostruire, a riportare la nostra vita e il mondo al loro splendore originario.
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Il cielo stellato, le montagne, i corsi d’acqua: rappresentano il rispetto e l’amore per la natura creata da Dio. Tutto il creato partecipa alla festa della venuta del Messia
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La capanna con Maria e Giuseppe: è la prima casa di Gesù, estremamente povera. Ma lì era circondato dall’amore dei suoi genitori: basta questo perché una casa sia accogliente più che il lusso e le comodità. Maria accudisce il bambino venuto alla luce. Se ne prende cura e si rallegra della vita appena nata. Nonostante gli imprevisti, le fatiche e le difficoltà, la vita è bella. E’ dono di Dio. E’ bella perché è dono di un Padre buono. Giuseppe, sta un passo indietro: ci insegna l’umiltà e la discrezione, la presenza silenziosa. Non si mette in mostra, ma Gesù e Maria sanno di poter contare su di lui. Un passo indietro: segno di rispetto e adorazione per quel figlio che riconosce Figlio di Dio.
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L’asino e il bue: questi animali umili e pazienti riconoscono il padrone e non lo abbandonano a differenza del popolo di Israele che non riconosce il suo Signore. Impariamo da loro l’umiltà e la pazienza di saper aspettare docilmente la venuta del Signore.
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La stella: nell’antichità per dire di qualcuno che era un re, davanti al suo nome disegnavano una stella. Ecco il primo significato della stella di Natale: essa indica la nascita di un re. Però, prima di fermarsi sulla grotta di Betlemme si muove nel cielo: la stella indica anche la ricerca, il desiderio di scoprire. Ci invita a metterci in cammino per cercare il nostro re: “Chi, o che cosa, comanda la nostra vita?” “per che cosa viviamo, per cosa saremmo disposti a morire?”. Ci invita a cercarlo… e ce lo indica!
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Gli angeli: Angelo significa “inviato”, “messaggero”. A Natale gli Angeli vengono a darci la notizia più bella del mondo. “Oggi nella città di Davide, è nato per noi un Salvatore, che è Cristo Signore”. ( Luca 2,11).
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I pastori e le pecorelle: i pastori sono i poveri dal cuore aperto e dall’anima in attesa. Vegliano le pecore, aspettano l’aurora, erano pronti ad incamminarsi, disponibili. Sono i poveri, gli affamati, gli assetati ei perseguitati di cui parlano le beatitudini evangeliche. Il pastorello giovane e curioso: corre verso la capanna con un agnello sulle spalle. Vuole vedere e conoscere. E’ la fede che colpisce e ammalia i puri di cuore. Il pastore dormiente, sdraiato tra le pecore è simbolo di indifferenza e superficialità. Il pastore con la mano vicino all’orecchio rappresenta noi cristiani quando ci mettiamo in ascolto della parola di Dio. Il pastorello con un fascio di legna sulle spalle… sarà pesante! Anche noi spesso dobbiamo superare le difficoltà quotidiane, ma Gesù ci invita a non aver paura. La fede ci allevia i pesi e ci libera della paura di non farcela. Il pastorello con la lanterna in mano procede adagio perché la lanterna fa poca luce. Oltre c’è il buio. Il buio di chi non ha ancora conosciuto la gioia e la luce della fede. Le pecorelle rappresentano la gente comune, le persone buone che seguono gli altri senza grandi entusiasmi. Ma la pecora cristiana segue il Pastore, si fida di Lui, si lascia condurre perché Lui conosce la strada.
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I magi d’Oriente e i loro doni: la tradizione da loro dei nomi: Gaspare, Melchiorre e Baldassarre, e li ha dipinti con età e carnagioni diverse. Rappresentano tutte le genti. Essi vedono, si mettono in viaggio, trovano, credono e, con i loro doni, proclamano che Gesù è il Signore. Con l’incenso lo riconoscono Dio, con l’oro lo accettano quale re, con la mirra esprimono la fede in colui che sarebbe dovuto morire.
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Gesù Bambino. Ora lasciamo nella grotta un posto vuoto tra Maria e Giuseppe, è il posto del Bambino Gesù che metteremo nella grotta il giorno di Natale. Un bambino appena nato protende le braccia: cerca e suscita amore. In quel bambino, nato nella nostra storia, Dio, l’infinitamente grande, si fa uomo, infinitamente piccolo. E’ venuto con tutta semplicità, umiltà e mitezza. Si fa piccolo, si fa bambino, per attirarci con amore, per toccare i nostri cuori con la sua bontà umile, per scuotere, con la sua povertà, quanti si affannano ad accumulare falsi tesori.
Preghiera a Maria Immacolata davanti al presepe:
“Signore nostro Dio,
che hai fatto della Vergine Maria
il modello di chi accoglie la tua Parola
e la mette in pratica,
apri il nostro cuore alla beatitudine dell’ascolto,
e con la forza del tuo Spirito
fa’ che anche noi diveniamo luogo santo
in cui la tua Parola di salvezza
oggi si compie”.
Amen
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